Ex Filanda Favole
Filanda Favole e Pilone dell' Addolorata
La ex Filanda Favole
Boves, fin dal 1500 fu culla della produzione di bozzoli con diverse filande e fornelletti producenti bella seta greggia.
Nel 1807 le filande raggiunsero il numero di 12 con 166 fornelletiti complessivi in grado di fornire ciascuno da 70 a 80 libbre di seta greggia l’anno. L’arte della seta in Boves, ebbe splendore e ricchezza sia per gli industriali che i contadini permettendo a questi ultimi, con i ricavi provenienti dalla produzione dei bozzoli e dalla trattura, di acquistare appezzamenti di terreno avviando così il caratteristico frazionamento fondiario.
Boves, tra il 1880 e il 1910, era il paese che portava più bozzoli al marcato di Cuneo, primo in Europa. Nel 1894 venne aperto il mercato giornaliero dei bozzoli a Boves presso l’ala di piazza Italia, dove si trovava il peso pubblico. Si commerciavano bozzoli gialli, bigialli, cinesi, giapponesi, nostrali e gli incroci.
Col nuovo secolo, la bachicoltura iniziò, anche se lentamente, la parabola discendente che ricevette il colpo definitivo con la prima guerra mondiale. Un’ultima ripresa negli anni 1927/30 riportò la produzione dei bozzoli al livello dei tempi d’oro del secolo precedente, con la riapertura di alcune filande. Un successivo crollo del mercato della seta, portò alla chiusura di ben sette stabilimenti (Bo, Cerato, Gianinot, Pepino Giuseppe, Peano Marcantonio, Segre e Paredi).
Delle tre ancora esistenti alla fine del 1930 ( Ariaudo Caterina ved. Bergese e Favole Giovanni Battista, entrambe in c.so Bisalta e Musso Giuseppe in via Roncaia) si giunse alle solo due unità del secondo dopoguerra: la Filanda Felice Favole, in Valgea e la filanda Domenico Favole (ex filanda Moschetti) nelle vicinanze di piazza Italia, che nel 1956 davano ancora lavoro a trecento operaie.
La Filanda Favole appartenuta in precedenza a Giovanni Moschetti (premiato nel 1877 con medaglia d’argento per la qualità della seta prodotta nel suo stabilimento di Boves all’esposizione Universale di Parigi e poi alla Mostra Campionaria dell’industria a Torino) situata ai margini del centro urbano, conserva tuttora memoria della sua primitiva funzione in modo specifico nell’ala rettangolare allungata sulla sinistra del cortile interno che veniva utilizzata al piano terra come deposito dei bozzoli e al piano superiore come “coconera”.
Recentemente l’edificio è stato trasformato e restaurato dall’amministrazione comunale, attuale proprietaria, per inserirvi progetti culturali e la nuova sede della Biblioteca Civica.
La ex Filanda Favole
Boves, fin dal 1500 fu culla della produzione di bozzoli con diverse filande e fornelletti producenti bella seta greggia.
Nel 1807 le filande raggiunsero il numero di 12 con 166 fornelletiti complessivi in grado di fornire ciascuno da 70 a 80 libbre di seta greggia l’anno. L’arte della seta in Boves, ebbe splendore e ricchezza sia per gli industriali che i contadini permettendo a questi ultimi, con i ricavi provenienti dalla produzione dei bozzoli e dalla trattura, di acquistare appezzamenti di terreno avviando così il caratteristico frazionamento fondiario.
Boves, tra il 1880 e il 1910, era il paese che portava più bozzoli al marcato di Cuneo, primo in Europa. Nel 1894 venne aperto il mercato giornaliero dei bozzoli a Boves presso l’ala di piazza Italia, dove si trovava il peso pubblico. Si commerciavano bozzoli gialli, bigialli, cinesi, giapponesi, nostrali e gli incroci.
Col nuovo secolo, la bachicoltura iniziò, anche se lentamente, la parabola discendente che ricevette il colpo definitivo con la prima guerra mondiale. Un’ultima ripresa negli anni 1927/30 riportò la produzione dei bozzoli al livello dei tempi d’oro del secolo precedente, con la riapertura di alcune filande. Un successivo crollo del mercato della seta, portò alla chiusura di ben sette stabilimenti (Bo, Cerato, Gianinot, Pepino Giuseppe, Peano Marcantonio, Segre e Paredi).
Delle tre ancora esistenti alla fine del 1930 ( Ariaudo Caterina ved. Bergese e Favole Giovanni Battista, entrambe in c.so Bisalta e Musso Giuseppe in via Roncaia) si giunse alle solo due unità del secondo dopoguerra: la Filanda Felice Favole, in Valgea e la filanda Domenico Favole (ex filanda Moschetti) nelle vicinanze di piazza Italia, che nel 1956 davano ancora lavoro a trecento operaie.
La Filanda Favole appartenuta in precedenza a Giovanni Moschetti (premiato nel 1877 con medaglia d’argento per la qualità della seta prodotta nel suo stabilimento di Boves all’esposizione Universale di Parigi e poi alla Mostra Campionaria dell’industria a Torino) situata ai margini del centro urbano, conserva tuttora memoria della sua primitiva funzione in modo specifico nell’ala rettangolare allungata sulla sinistra del cortile interno che veniva utilizzata al piano terra come deposito dei bozzoli e al piano superiore come “coconera”.
Recentemente l’edificio è stato trasformato e restaurato dall’amministrazione comunale, attuale proprietaria, per inserirvi progetti culturali e la nuova sede della Biblioteca Civica.