IL Santuario della Madonna dei Boschi
Il Santuario di Madonna dei Boschi costituisce un importante patrimonio artistico per la città di Boves e non solo.
Esso, infatti, è posto sotto la tutela della Sovrintendenza delle Belle Arti. Entrando il visitatore prova un sentimento di intensa meraviglia nello scoprire il tesoro d’arte conservato in questa chiesetta eretta a Santuario. Purtroppo i rifacimenti, l’apertura di finestre e altre opere effettuate nel tempo hanno in parte compromesso gli antichi e pregevoli affreschi che ricoprono tutte le pareti e la volta della struttura antica. A fianco dei banchi, nella parte più antica della chiesa, si trova il ciclo pittorico sulla vita della Madonna. Si tratta di affreschi ancora giotteschi, ma già carichi di un’interiorità che presagisce l’Umanesimo. Attingono ai vangeli ed ai testi apocrifi del Nuovo Testamento, secondo il filone francescano. Sono opere di un pittore itinerante rimasto ignoto, chi li ha dipinti forse tra il 1460 e il 1475. Una dozzina di questi affreschi sono leggibili o si intuiscono. |
Dopo il primo ampliamento si dipinse un ciclo sulla Passione (posto al di sopra delle sequenze sulla Madonna) e il Giudizio Universale, con un cambiamento traumatico che rivela il passaggio dalla dolcezza alla drammaticità, secondo un’evoluzione del concetto religioso. Si passa così dalla gioiosa cappella della Madonna e del Natale alla realtà salvifica attraverso la Croce e il Giudizio finale.
Nel secondo ed ultimo ampliamento (1695) la cappella venne trasformata e ridotta allo stato attuale per favorire il culto dell’aumentata popolazione, ma compromettendo un’opera d’arte.
I recenti restauri, iniziati nel 1998 ed ultimati nel 2000, per il grande giubileo, oltre al recupero della decorazione pittorica, hanno riportato alla luce la sagoma dell’abside, un tempo parte della cappella originaria e tratti di fondazioni appartenenti ad un’ampia costruzione preesistente, forse un “mansio” di epoca romana cioè un punto di sosta lungo la strada pedemontana che attraverso cortine boscose (da cui l’espressione medioevale di S. Maria del Bosco), conduceva da Boves a Peveragno. Hanno inoltre riportato in maggiore evidenza la centralità dell’altare lasciando pienamente integre le pitture in tutto il loro splendore.
Nel secondo ed ultimo ampliamento (1695) la cappella venne trasformata e ridotta allo stato attuale per favorire il culto dell’aumentata popolazione, ma compromettendo un’opera d’arte.
I recenti restauri, iniziati nel 1998 ed ultimati nel 2000, per il grande giubileo, oltre al recupero della decorazione pittorica, hanno riportato alla luce la sagoma dell’abside, un tempo parte della cappella originaria e tratti di fondazioni appartenenti ad un’ampia costruzione preesistente, forse un “mansio” di epoca romana cioè un punto di sosta lungo la strada pedemontana che attraverso cortine boscose (da cui l’espressione medioevale di S. Maria del Bosco), conduceva da Boves a Peveragno. Hanno inoltre riportato in maggiore evidenza la centralità dell’altare lasciando pienamente integre le pitture in tutto il loro splendore.