Affreschi
POLVERI AI PIEDI DELLA BISALTA, L'ARTE DIMENTICATA.
Di Rosanna Marro - Editore Primalpe
Una schedatura precisa e completa di tutti gli affreschi esterni del territorio bovesano. Una ricerca documentata con oltre 170 fotografie e con indicazione degli autori, dei santi e delle figure rappresentate
A titolo di esempio si riportano alcune schedature tratte dal libro sopra citato.
Per contatti:
PRIMALPE - COSTANZO MARTINI - Via XX Settembre, 31 - 12100 Cuneo
Tel. 0171/ 692565 - E-mail: [email protected] - www.primalpe.it
Boves
Via Roma (13)
Edificio: abitazione.
Data: XV secolo.
Tecnica: affresco.
Misure: 200x150.
Immagine: lunetta dipinta decorata da cornice in cotto fiorentino. Al centro: dipinta su un finto velo è rappresentata la Madonna con Bambino. Da notare il vestito del Bambino, molto sottile e delicato. A destra: San Giovanni Battista, con la capigliatura un po’ arruffata, come nelle raffigurazioni del periodo. A sinistra: santo monaco, forse benedettino, vista la tunica nera, comunque di difficile interpretazione.
Da notare la cornice floreale che nel tempo è stata modificata alle estremità, mantenendo comunque sempre una certa continuità d’insieme. Quest’opera, ora sul muro di casa privata, apparteneva, in precedenza, ad un’antica cappella. Il marchese Grimaldi di Boglio, all’epoca della rivoluzione francese, inviò al Comune una lettera di rinuncia a quei diritti feudali che la sua famiglia esercitava su Boves e Peveragno fin dal lontano 1621. Come scrive Mario Martini sul Giornale di Boves, aprile 1992: «I Grimaldi possedevano a Boves un palazzo residenziale in piazza dell’Olmo, all’angolo tra via Partigiani e via della Riscossa, con annesso un vasto giardino nell’area corrispondente all’attuale piazza Caduti per la Libertà. Inoltre possedevano, nell’area del Ricetto, una chiesetta che i bovesani chiamavano Cappella del Marchese. Con la rinuncia ai diritti feudali, i Grimaldi mantennero la proprietà del palazzo e del giardino, mentre la cappella venne requisita dal comune e venduta a privati che, nei primi anni del 1800, la trasformarono in casa di civile abitazione. (...) Risulta che essa, alle origini, può essere identificata con la cappella di Sant’Anselmo, sita nell’area del Ricetto e visitata nel 1583 da monsignor Scarampi, inviato del vescovo di Mondovì. Il visitatore apostolico, come ci ricorda don Peirone, trovò la chiesa piuttosto malandata, in grave stato di abbandono, senza la volta e con la porta di ingresso divelta, condizione questa che lascia supporre un’origine piuttosto antica, risalente probabilmente all’inizio del secolo precedente, quando cominciò lo sviluppo urbanistico del Ricetto. (...) Successivamente il vescovo di Mondovì, con decreto in data 1 maggio 1661, concesse alla famiglia Grimaldi di Boglio “in beneficio semplice col titolo di cappellania” la nuova chiesa dedicata a San Giovanni Battista».
Via Roma (13)
Edificio: abitazione.
Data: XV secolo.
Tecnica: affresco.
Misure: 200x150.
Immagine: lunetta dipinta decorata da cornice in cotto fiorentino. Al centro: dipinta su un finto velo è rappresentata la Madonna con Bambino. Da notare il vestito del Bambino, molto sottile e delicato. A destra: San Giovanni Battista, con la capigliatura un po’ arruffata, come nelle raffigurazioni del periodo. A sinistra: santo monaco, forse benedettino, vista la tunica nera, comunque di difficile interpretazione.
Da notare la cornice floreale che nel tempo è stata modificata alle estremità, mantenendo comunque sempre una certa continuità d’insieme. Quest’opera, ora sul muro di casa privata, apparteneva, in precedenza, ad un’antica cappella. Il marchese Grimaldi di Boglio, all’epoca della rivoluzione francese, inviò al Comune una lettera di rinuncia a quei diritti feudali che la sua famiglia esercitava su Boves e Peveragno fin dal lontano 1621. Come scrive Mario Martini sul Giornale di Boves, aprile 1992: «I Grimaldi possedevano a Boves un palazzo residenziale in piazza dell’Olmo, all’angolo tra via Partigiani e via della Riscossa, con annesso un vasto giardino nell’area corrispondente all’attuale piazza Caduti per la Libertà. Inoltre possedevano, nell’area del Ricetto, una chiesetta che i bovesani chiamavano Cappella del Marchese. Con la rinuncia ai diritti feudali, i Grimaldi mantennero la proprietà del palazzo e del giardino, mentre la cappella venne requisita dal comune e venduta a privati che, nei primi anni del 1800, la trasformarono in casa di civile abitazione. (...) Risulta che essa, alle origini, può essere identificata con la cappella di Sant’Anselmo, sita nell’area del Ricetto e visitata nel 1583 da monsignor Scarampi, inviato del vescovo di Mondovì. Il visitatore apostolico, come ci ricorda don Peirone, trovò la chiesa piuttosto malandata, in grave stato di abbandono, senza la volta e con la porta di ingresso divelta, condizione questa che lascia supporre un’origine piuttosto antica, risalente probabilmente all’inizio del secolo precedente, quando cominciò lo sviluppo urbanistico del Ricetto. (...) Successivamente il vescovo di Mondovì, con decreto in data 1 maggio 1661, concesse alla famiglia Grimaldi di Boglio “in beneficio semplice col titolo di cappellania” la nuova chiesa dedicata a San Giovanni Battista».
Via Santa Croce (14)
Edificio: abitazione.
Tecnica: colori a secco.
Misure: 160x200.
Immagine: Madonna con Bambino. A destra: San Michele nell’atto di pestare il drago, simbolo del male. A sinistra: santo vescovo, di difficile interpretazione. Da notare la ricchezza della cornice che doveva continuare, secondo i ricordi dei proprietari, anche nella parte inferiore, ora coperta di intonaco.
Piazza Garibaldi (23,24,25,26)
Edificio: muro cortile interno di abitazione del pittore. Autore: Giuseppe Basso. Tecnica: colori a secco. Misure: 22m x 220cm. Immagine: rappresentazione paesaggio agreste che si protrae per tutta la lunghezza del muro perimetrale con architetture e scorci di un notevole livello pittorico. Da notare i piccoli particolari che costituiscono i personaggi e le scene quotidiane di questo paesaggio fuori dal tempo. Opera in parte rovinata dagli agenti atmosferici. |
Corso Bisalta (11)
Edificio: abitazione. Tecnica: colori a secco. Misure: 100x150. Immagine: Madonna con Gesù Bambino e San Giovannino, col classico agnello, simbolo del sacrificio di Cristo. Da notare il bastone di San Giovanni con la croce ed il cartiglio “Agnus dei qui tollis peccata mundi”. L’opera, restaurata di recente, mantiene ancora il grazioso riparo in legno. |
Casina Prinsi (3)
Edificio: portico. Autore: Giors Boneto. Tecnica: colori a secco. Misure: 100x125. Immagine: dipinto mutilo nella parte superiore, dove si può ancora vedere parte inferiore di una Madonna con Bambino. A destra: San Giovanni Battista caratterizzato dall’abito di pelli, dall’agnello e dal cartiglio sul bastone che riporta la scritta “Agnus Dei”. A sinistra: San Grato, patrono della frazione, con la raffigurazione del miracolo della grandine che finisce nel pozzo, ormai scomparso, e la sua testa tra le mani. |
Tèt Baru (04)
Edificio: portico. Autore: Giacomo Mattio (?). Data: 5 agosto 18(53?) restaurato nel 1998. Tecnica: colori a secco. Misure: 140x150. Immagini: Madonna con Bambino. A destra: Santa Caterina d’Alessandria, con la ruota dentata, simbolo del miracolo del suo martirio. A sinistra: San Giuseppe, col bastone fiorito. In basso: anime del purgatorio che chiedono pietà, rivolgendosi alla Madonna. Da notare il curioso scettro della Vergine a forma di freccia e la divisione netta, accentuata da una retta orizzontale nera, dello sfondo. La parte inferiore, quella del purgatorio, è gialla, a simboleggiare il peccato che sporca l’anima. Nella parte superiore prevale invece il colore bianco, a simboleggiare la purezza di Dio e dei Santi. |
Fontanelle Tet Gros (3) Edificio: abitazione. Autore: Giors Boneto. Tecnica: colori a secco. Misure: 96x120. Immagine: Immacolata Concezione. A destra: Santo Stefano, con in mano il sasso della sua lapidazione, il volto sanguinante e la palma del martirio. A sinistra: Sant’Antonio da Padova, con il giglio in mano. Ai piedi della Vergine: alcune figure, probabilmente anime del purgatorio che attendono la salvezza, abbozzando un sorriso. Da notare testa e coda del serpente, pestati dalla Vergine, a vittoria sul male. |