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Piazza Caduti

Quando ormai nel lontano 1621 i marchesi Grimaldi di Boglio furono investiti dai Savoia dei feudi di Boves  e Peveragno, scelsero come loro residenza una casa che si affacciava in piazza dell’Olmo, all’angolo dell’attuali via Partigiani e via Della Riscossa. Il palazzo residenziale, sul modello delle abitazioni signorili, fu dotato di un ampio giardino che occupava quasi interamente  l’attuale piazza Caduti della Libertà.
Quell’ampio giardino, ormai trasformato in orto era, interamente circondato da un massiccio muro in pietra alto due metri.
Una mappa di Boves datata 1744 e conservata nell’archivio storico di Torino, testimonia una particolare cura del giardino che risultava percorso da un viale centrale affiancato da ampie aiuole “all’italiana” e dotato di verzieri e fontane.
Nel 1797 dopo il trionfo della Rivoluzione e l’occupazione di Boves da parte dei francesi, la Municipalità bovesana convinse l’ultimo dei Grimaldi a consegnare le carte dei privilegi, invito che egli dovette accogliere senza troppe difficoltà.
 Sia la casa residenziale che il giardino vennero in seguito venduti a privati cittadini.
 
All’inizio del secolo XIX il giardino era stato acquistato da un certo Cacchiardi e anche se in seguito aveva cambiato proprietario, continuava a chiamarsi “giardin et Caciara”.
 Agli inizi del 1933 si incominciò a parlare di una nuova piazza nel centro dell’abitato di Boves  capoluogo per attività-sportive degli scolari  destinata a sostituire quel piccolo campo sportivo sul lato destro di via Peveragno, davanti al viale d’ingresso del cimitero, che il Comune affittava da un privato.
 
Nel 1934 il podestà Pasquale Morabito  acquistò  il giardino dai fratelli Giulio e Giovanni Baraston al prezzo concordato di lire 30 mila e lo trasformò in Piazza del Littorio.
 
Il progetto della piazza, redatto dal tecnico comunale Roberto Romano, prevedeva l’abbattimento  di un basso caseggiato, del muro di cinta e la costruzione di un muretto sul lato sud-est a sostegno del lato stradale della vecchia via dei Giardini, per garantire il raccordo con le varie strade perpendicolari di ingresso nell’antica area del Ricetto. Sopra lo zoccolo di sostegno era prevista una ringhiera in sbarre di ferro sostenuta da pilastri all’altezza di circa un metro: su due facciate di ogni pilastro si evidenziava un fascio littorio, simbolo del regime.
I lavori affidati all’impresa Peano Giuseppe, iniziarono a maggio del 1934 e si protrassero per diversi mesi per lo sgombero del fondo terroso del giardino e per il successivo riempimento  con materiale solido di riporto. Attorno alla piazza, per delinearne l’area, in corrispondenza della vecchia via Principe Amedeo, venne sistemata una lunga fila di gaggie.
La piazza  mantenne per tanti anni un aspetto piuttosto modesto, non solo per il fondo terroso ma anche per il triste allineamento di tante vecchie case e casupole costruite per affacciarsi su stretti vicoli e non per delineare la grande piazza di Boves. Ciononostante gli undici proprietari frontisti vennero chiamati a versare “contributi volontari di miglioria”: contributi piuttosto elevati che suscitarono tali e tante rimostranze da parte degli interessati  da indurre il Podestà a concordare che sarebbero stati versati in sei annualità a partire dal 1934.
Ma a subire il danno maggiore furono le tre sorelle che vivevano dei proventi della frutta e della verdura coltivate nel giardino. La realizzazione della piazza  comportò anche l’abbattimento del loro negozio collocato all’angolo di via dei Giardini con piazza Mottini. Un negozietto da quattro soldi, in un seminterrato e istallato sotto diversi gradini: vi si accedeva attraverso una porta sgangherata che, aprendosi, metteva in movimento una piccola campanella che sbattagliava fino all’arrivo delle padrone. Le tre sorelle non si ripresero più dal duro colpo subito: avevano un negozietto bene  avviato e finirono in povertà, vivendo della magra pensione del fratello e della solidarietà dei conoscenti.
Piazza del Littorio divenne l’area preferita dei giochi di bambini, adolescenti, dei saggi ginnici di fine anno scolastico, degli incontri settimanali di balilla, avanguardisti e giovani fascisti finchè, con l’avvicinarsi della guerra mondiale 1940- 45 si trasformò di fatto in campo di esercitazione dei reparti di artiglieri e di alpini sistemati piuttosto malamente in diverse case private del paese.
Dopo la guerra si chiamò piazza dei Caduti per la libertà.
Nel 1984, durante il mandato del sindaco Piergiorgio  Peano, la piazza venne riqualificata conferendole un aspetto decoroso e al contempo funzionale: l’area adibita a parcheggio venne delimitata da due aree a verde pubblico e dall’alberatura perimetrale per richiamare alla memoria il giardino dei Grimaldi, senza togliere eccessivo spazio alla sosta dei veicoli.
Ottima  la collocazione, in questi spazi, del Monumento della Libertà, opera del partigiano  Nardo Dunchi, che offre spunto e meditazione sulle vicende storiche del nostro comune.
 
Monumento ai Caduti della Libertà dedicato ai martiri della Resistenza
In marmo bianco delle Alpi Apuane,opera dello scultore Nardo Dunchi (Carrara 1914/2010) ufficiale degli Alpini a Cuneo e partigiano a Boves
Inaugurato, nel 1958, dal Presidente della Repubblica On. Segni
(vedi, al riguardo, il testo approfondito nella sezione “MONUMENTI”)
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