
Le Clarisse a Boves
Le leggi eversive del 1855-1866 avevano soppresso le congregazioni religiose contemplative. Uno dopo l’altro i monasteri e conventi, alcuni dei quali ricchi di tanta storia, si chiudevano. Così le Clarisse di Cuneo erano state espulse la notte del 2-3 agosto 1857. La chiesa di Santa Chiara ed i locali del soppresso monastero passarono alle dipendenze del Comune, che li adibì poi a convitto per giovani studenti.
(Ma il Convitto Civico di Cuneo visse di vita grama fino al 1928, quando il senatore Imberti, capo allora dell’ Amministrazione Comunale, chiamava alla direzione i Salesiani)
Nel 1869, a Carignano vivacchiava ancora uno sparuto monastero di Clarisse. La Madre Badessa, temendo da un momento all’altro la soppressione e la chiusura della casa, aveva pregato chi fungeva da direttore spirituale, don Sebastiano Scalandri, di spingersi nei paesi dell’altipiano cuneese, per cercare una località dove si potesse far rivivere come proprietà privata il monastero di Carignano.
Don Scalandri visitò Chiusa Pesio, Peveragno, Borgo San Dalmazzo e Boves. Qui si incontrò col Pievano don Giovanni Calandri, che si decise subito per la fondazione. Ambedue si diedero a cercare una casa che potesse adattarsi per lo scopo, e la trovarono in Valgea. Un fabbricato, a dir il vero, non il più indicato e non dei più sani. Ma i mezzi adeguati mancavano ed il tempo stringeva.
L’androne della casa si decise di convertirlo in cappella. Era poco più di una grotta di Betlemme. E così per oltre sessant’anni affinché non sorse l’attuale bella chiesa.
Qualche domenica dopo, don Calandri annunziava dal pulpito, che in Boves stava per essere eletto un parafulmine spirituale a protezione di tutto il paese.
Il monastero si aprì il 12 novembre 1870… Colle prime tenebre della notte antecedente, una vettura chiusa partiva da Carignano e si dirigeva verso la Bisalta. Nella vettura vi erano quattro suore destinate alla fondazione bovesana, due sacerdoti muniti di Breve Pontificio: don Calandri ed il parroco di Carignano incaricati di accompagnarle. Viaggiando tutta la notte, giunsero a Boves nel primo mattino seguente. Al nuovo monastero le attendeva già Don Scalandri che celebrava subito per loro la Santa Messa. Così ebbe inizio silenziosamente il monastero delle Clarisse di Boves. In qualche anno raggiunse tra le sue mura una trentina di religiose.
La nuova chiesa sorse per l’impulso di Monsignor Quirico Travaini, fra non poche difficoltà; su disegno dell’ingegner Caviglia.
Il monastero fu giuridicamente costituito il 19 marzo 1872 con decreto del Vescovo, Mons. Andrea Formica.
La chiesa fu aperta al pubblico nel 1932. Alla sua costruzione avevano concorso tutti i cattolici della Diocesi che considerano il monastero delle Clarisse anche un po’ loro, e quale una potente calamità ai favori divini.
Nella prima decade del giugno 1951, il monastero delle Clarisse di Boves ebbe una notorietà particolare, impensata. Ne parlarono quasi tutti i giornali del mondo cattolico in occasione della Beatificazione di pio X, avvenuta il 3 del mese. Come è risaputo, per una causa di beatificazione, tra l’altro si richiedono due miracoli. Tra i tanti operati da Pio X dalla congregazione dei riti fu scelto, tra i due richiesti la guarigione prodigiosa di una nostra Clarissa: di suor Maria Benedetta. Colpita da tumore maligno all’addome, si era sentita perfettamente guarita nella notte tra il e 27 febbraio 1938.
Per constatare che tale guarigione fosse un vero miracolo, tra il 4 ed il 14 novembre 1945 nell’aula del Noviziato del Monastero si svolse il tribunale ecclesiastico.
A tale processo presenziarono quattro personalità venute da Roma.
Dieci giorni durò l’istruttoria. Scrupolosi interrogatori delle Suore e di altri testi.
Oltre la deposizione del medico curante dottor Abrate, fu chiamato lo specialista dottor Algranati. Numerose le radiografie. Ne risultò un incartamento di 388 pagine numerate, dattilografate e chiuse sotto sette sigilli.
Il Tribunale Ecclesiastico non aveva il compito di dichiarare essere vero miracolo, quanto avvenuto alla nostra Suora, ma preparare la materia per tale giudizio. Per la beatificazione di Pio X oltre la guarigione di Suor Benedetta, fu scelto anche quella di una Suora francese, Francesca Duperras.
Su tali due miracoli, tenne diverse discussione il Collegio medico della congregazione dei Riti, e dei cardinali e consultori …
Il Santo Padre Pio XII, ascoltati i suffragi di tutti, l’11 febbraio 1951, con il suo oracolo di Vicario di Cristo sanzionava i due miracoli delle due Suore ed il 4 marzo successivo dichiarava che con tutta sicurezza si poteva procedere alla Beatificazione del Venerabile Papa Pio X, che fu stabilita il 3 giugno. Alla Beatificazione del Santo Pontefice non poteva mancare la miracolata per intercessione di PIO X.
Dopo 35 anni di vita claustrale si permise a Suor Benedetta, anzi le si comandò di uscire e di portarsi alla città Eterna. La accompagnarono una quindicina di bovesani. Quando nella funzione pomeridiana, in San Pietro, corse la voce della sua presenza,
fu una ressa intorno a lei da toglierle il respiro. Fu un protendersi di mille mani per toccarla, per baciarle il cingolo, le mani. Per compiacere i più, dovette firmare centinaia e centinaia di cartoline, di immagini ecc..
Nell’udienza speciale concessa da Pio XII ai cittadini di Riese, tra i parenti del nuovo Beato, in prima fila in mezzo a tutti si volle Suor Benedetta. Giunto il Papa nella sala, le si fece dappresso, le rivolse parole di compiacimento, le posò la mano sul capo, e benedicendola di una benedizione speciale le disse che intendeva nel contempo estendere quella benedizione a tutti i cittadini del suo paese di residenza.
Tra le vicende più significative di questa comunità si ricordano due guarigioni miracolose per intercessione del Beato Pio X, di suor Maddalena Giordanengo (1927) e suor Benedetta de Maria (1938), quest’ultima riconosciuta per la canonizzazione dello stesso Papa.
www.diocesidicuneo.it/boves/clarisse.htm
Tratto da: “Storia popolare di Boves” di Don Lorenzo Peirone
Le leggi eversive del 1855-1866 avevano soppresso le congregazioni religiose contemplative. Uno dopo l’altro i monasteri e conventi, alcuni dei quali ricchi di tanta storia, si chiudevano. Così le Clarisse di Cuneo erano state espulse la notte del 2-3 agosto 1857. La chiesa di Santa Chiara ed i locali del soppresso monastero passarono alle dipendenze del Comune, che li adibì poi a convitto per giovani studenti.
(Ma il Convitto Civico di Cuneo visse di vita grama fino al 1928, quando il senatore Imberti, capo allora dell’ Amministrazione Comunale, chiamava alla direzione i Salesiani)
Nel 1869, a Carignano vivacchiava ancora uno sparuto monastero di Clarisse. La Madre Badessa, temendo da un momento all’altro la soppressione e la chiusura della casa, aveva pregato chi fungeva da direttore spirituale, don Sebastiano Scalandri, di spingersi nei paesi dell’altipiano cuneese, per cercare una località dove si potesse far rivivere come proprietà privata il monastero di Carignano.
Don Scalandri visitò Chiusa Pesio, Peveragno, Borgo San Dalmazzo e Boves. Qui si incontrò col Pievano don Giovanni Calandri, che si decise subito per la fondazione. Ambedue si diedero a cercare una casa che potesse adattarsi per lo scopo, e la trovarono in Valgea. Un fabbricato, a dir il vero, non il più indicato e non dei più sani. Ma i mezzi adeguati mancavano ed il tempo stringeva.
L’androne della casa si decise di convertirlo in cappella. Era poco più di una grotta di Betlemme. E così per oltre sessant’anni affinché non sorse l’attuale bella chiesa.
Qualche domenica dopo, don Calandri annunziava dal pulpito, che in Boves stava per essere eletto un parafulmine spirituale a protezione di tutto il paese.
Il monastero si aprì il 12 novembre 1870… Colle prime tenebre della notte antecedente, una vettura chiusa partiva da Carignano e si dirigeva verso la Bisalta. Nella vettura vi erano quattro suore destinate alla fondazione bovesana, due sacerdoti muniti di Breve Pontificio: don Calandri ed il parroco di Carignano incaricati di accompagnarle. Viaggiando tutta la notte, giunsero a Boves nel primo mattino seguente. Al nuovo monastero le attendeva già Don Scalandri che celebrava subito per loro la Santa Messa. Così ebbe inizio silenziosamente il monastero delle Clarisse di Boves. In qualche anno raggiunse tra le sue mura una trentina di religiose.
La nuova chiesa sorse per l’impulso di Monsignor Quirico Travaini, fra non poche difficoltà; su disegno dell’ingegner Caviglia.
Il monastero fu giuridicamente costituito il 19 marzo 1872 con decreto del Vescovo, Mons. Andrea Formica.
La chiesa fu aperta al pubblico nel 1932. Alla sua costruzione avevano concorso tutti i cattolici della Diocesi che considerano il monastero delle Clarisse anche un po’ loro, e quale una potente calamità ai favori divini.
Nella prima decade del giugno 1951, il monastero delle Clarisse di Boves ebbe una notorietà particolare, impensata. Ne parlarono quasi tutti i giornali del mondo cattolico in occasione della Beatificazione di pio X, avvenuta il 3 del mese. Come è risaputo, per una causa di beatificazione, tra l’altro si richiedono due miracoli. Tra i tanti operati da Pio X dalla congregazione dei riti fu scelto, tra i due richiesti la guarigione prodigiosa di una nostra Clarissa: di suor Maria Benedetta. Colpita da tumore maligno all’addome, si era sentita perfettamente guarita nella notte tra il e 27 febbraio 1938.
Per constatare che tale guarigione fosse un vero miracolo, tra il 4 ed il 14 novembre 1945 nell’aula del Noviziato del Monastero si svolse il tribunale ecclesiastico.
A tale processo presenziarono quattro personalità venute da Roma.
Dieci giorni durò l’istruttoria. Scrupolosi interrogatori delle Suore e di altri testi.
Oltre la deposizione del medico curante dottor Abrate, fu chiamato lo specialista dottor Algranati. Numerose le radiografie. Ne risultò un incartamento di 388 pagine numerate, dattilografate e chiuse sotto sette sigilli.
Il Tribunale Ecclesiastico non aveva il compito di dichiarare essere vero miracolo, quanto avvenuto alla nostra Suora, ma preparare la materia per tale giudizio. Per la beatificazione di Pio X oltre la guarigione di Suor Benedetta, fu scelto anche quella di una Suora francese, Francesca Duperras.
Su tali due miracoli, tenne diverse discussione il Collegio medico della congregazione dei Riti, e dei cardinali e consultori …
Il Santo Padre Pio XII, ascoltati i suffragi di tutti, l’11 febbraio 1951, con il suo oracolo di Vicario di Cristo sanzionava i due miracoli delle due Suore ed il 4 marzo successivo dichiarava che con tutta sicurezza si poteva procedere alla Beatificazione del Venerabile Papa Pio X, che fu stabilita il 3 giugno. Alla Beatificazione del Santo Pontefice non poteva mancare la miracolata per intercessione di PIO X.
Dopo 35 anni di vita claustrale si permise a Suor Benedetta, anzi le si comandò di uscire e di portarsi alla città Eterna. La accompagnarono una quindicina di bovesani. Quando nella funzione pomeridiana, in San Pietro, corse la voce della sua presenza,
fu una ressa intorno a lei da toglierle il respiro. Fu un protendersi di mille mani per toccarla, per baciarle il cingolo, le mani. Per compiacere i più, dovette firmare centinaia e centinaia di cartoline, di immagini ecc..
Nell’udienza speciale concessa da Pio XII ai cittadini di Riese, tra i parenti del nuovo Beato, in prima fila in mezzo a tutti si volle Suor Benedetta. Giunto il Papa nella sala, le si fece dappresso, le rivolse parole di compiacimento, le posò la mano sul capo, e benedicendola di una benedizione speciale le disse che intendeva nel contempo estendere quella benedizione a tutti i cittadini del suo paese di residenza.
Tra le vicende più significative di questa comunità si ricordano due guarigioni miracolose per intercessione del Beato Pio X, di suor Maddalena Giordanengo (1927) e suor Benedetta de Maria (1938), quest’ultima riconosciuta per la canonizzazione dello stesso Papa.
www.diocesidicuneo.it/boves/clarisse.htm
Tratto da: “Storia popolare di Boves” di Don Lorenzo Peirone