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Immagine
Cappella di San Francesco d'Assisi
(in frazione Roncaia)

Origine

Non è conosciuto né l’anno, né chi si accinse alla costruzione  della cappella campestre di S. Francesco. La volta a botte e l’interramento del suo pavimento originario di almeno 50 cm (si veda l’affresco sulla base dell’altare) fanno presumere  come epoca probabile della sua costruzione il secolo XIII-XIV.
Il portico attuale  è successivo ed è impostato ad un livello più alto sia nel pavimento che nel tetto, e in tale occasione cambiò forse orientamento, che non sembra l’originario.
La chiesetta di S. Francesco era isolata nella campagna lungo una delle direttrici, un tempo più importanti, del paese; questo fatto e la sua distanza dalla Vecchia Chiesa Parrocchiale convergono nel far supporre la sua origine come cappella rogazionale.
 
Vicende storiche
1530: tale data è segnata sull’affresco a lato della colonna dipinta alle spalle di S. Giovanni Evangelista, ed è data attendibile dell’affrescatura di tutto il vano.
1583: 18 febbraio è visitata dal Rev. D. Bartolomeo Giorgi, delegato del Visitatore Apostolico Mons. Scarampi e viene così descritta:
“Cappella di S. Francesco, campestre, unita all’altare di S. Stefano e alla Cappellania  nella Parrocchiale di Boves, sotto volta, con un solo altare a cui serve da icona la parete dipinta recentemente. Si afferma che è dotata di 10 giornate di terra  in tre pezze: una nel luogo chiamato “alla castagnea” l’altro presso S. Stefano, la terza alla via crosera e che fosse di patronato della famiglia dei Castaldi. Si ordinò di munire la porta di una serratura di ferro, e di restaurare i cancelli di legno.” (visitatio Mons. Scarampi pag. 188-189)
1584: 7 aprile: i terreni della cappella di S. Francesco per decreto di Mons. Lauro sono uniti al Seminario di Mondovì.
1926: per il centenario francescano, il Municipio fa restaurare la cappella rifacendo il pavimento del portico, e costruendo un piccolo marciapiede attorno alla chiesetta.
1982: opera di drenaggio attorno alla chiesetta, ritinteggiatura esterna, e costituzione da parte del Municipio di un’area di rispetto  attorno, con possibilità di deambulazione anche sui due lati verso i campi.
 
Ambientazione
E’ attualmente nascosta da ville e palazzi che sorgono lungo le due vie da Boves a Madonna dei Boschi,  all’incrocio di una strada  vicinale con la vecchia via del paese alla cappella della Madonna, circondata ormai solo più da pochi pezzi di terreno coltivato.
Non ha spiazzi o particolari elementi di rispetto; il portico si protende nei campi, e vi si accede lateralmente dalla strada che gli scorre parallela, sul lato nord-est. Curioso è il fatto che questa chiesa volge le spalle all’incrocio delle strade.
 
L’insieme dell’edificio
E’ una piccola costruzione rettangolare costituita da due parti: il vano chiuso della cappella vera e propria e quello aperto del portico, segnati distintamente anche dai due livelli di tetto, essendo quello del portico leggermente più alto perché impostato sopra il tetto della cappellina. Già si è notato che gli accessi,  sia al porticato  che alla cappella sono laterali e non frontali.
 E’ l’unico caso esistente in diocesi di Cuneo  di cappella campestre con portico,  in cui non vi sia accesso all’interno della cappella dal portico stesso. Infatti su questo lato  è stato aperto un grande finestrone semicircolare protetto da una robusta e antica inferriata.
 
Altra curiosità è la posizione della croce, in ferro battuto che segna l’edificio, innalzandosi sul colmo del tetto: essa non è posta sul fronte del portico, ma sul suo apice, verso la cappella, venendosi a trovare al centro dell’edificio.
La presenza infine di un giunto ad arco nella parete posteriore  porta a congetture che verosimilmente la cappellina fu di origine limitata al solo vano più vicino all’incrocio, aperto verso Boves a nord-ovest e quindi quasi “orientato”; prima del 1530 venne invertito l’orientamento,  con l’apertura del finestrone ad arco nella parte sud-est in cui si aprì inizialmente pure uno stretto passaggio, sostituito poi da un altro accesso laterale , avvenuto dopo l’affrescatura. Tutto sommato quindi nel suo piccolo questo edificio porta segni di storia lunga e misteriosa.
 
La pianta della chiesa
La piccola aula rettangolare con volta a botte è occupata solo dall’altare in calce  e mattoni addossato alla parete  nord-ovest e preceduto da una predella  in legno.
L’atrio protetto dal portico  e limitato a sud-est da un piccolo muricciolo, serve all’occorrenza, come zona di espansione della cappella stessa, attraverso l’ampia visuale  offerta dal grande finestrone semicircolare che è pure l’unica fonte di luce dell’ambiente.
 
Il ciclo pittorico
la decorazione è impostata secondo un raffinato impianto scenografico nelle pareti laterali, con due teorie di Santi i cui spazi sono scanditi da drappi  di stupendi broccati, mentre un arioso sfondato con finta architettura, simile ad una grande finestra serliana, con l’apertura centrale culminante ad arco che appoggia sugli architravi rettilinei delle due aperture laterali, con quattro pile che li sorreggono, ornate da candelabri rinascimentali e coronate da capitelli compositi.
 Il disegno, di un grande trono in prospettiva inquadra  ed accoglie  la Vergine Santissima ornata di mantello azzurro con lo sguardo raccolto e stupito che presenta  su un cuscino, sulle sue ginocchia, un vispo Bambino rivestito di candida tunichetta, che rivolgendosi a noi, ci benedice  con la destra  elevata , mentre con la sinistra tocca un volume sporto delicatamente  dalla Vergine Madre.
La figura arricchita da questi particolari, rovinati da qualche parte dall’umidità  e forse da ritocchi, rappresenta con probabilità  Maria sede della Sapienza.
 In questo modo tutte le figure della parete di fondo vengono illuminate:
- dalla scena dell’Annunciazione sdoppiata in due tondi sopra la trabeazione: su uno, la Vergine è genuflessa di fronte a un grande inginocchiatoio su cui è aperto un libro mentre davanti a lei si libera la radiosa  colomba dello Spirito Santo; riverente di fronte a lei, l’Angelo alato.
-  alle due figure laterali: S. Giovanni Evangelista, ritto alla sinistra della Madonna, con la destra raccolta sul petto e la sinistra a sorreggere la coppa delle amarezze apocalittiche, sembra scrutare, con il suo sguardo estatico e penetrante allo stesso tempo, il senso più misterioso  della Sapienza Divina verso orizzonti infiniti e tuttavia presenti nel suo cuore; mentre sull’altro lato,  S. Francesco, con aria più dimessa  e serena, si concentra sul libro che tiene aperto  con la sinistra già segnata dalle stimmate, ad indagare sulla via a lui tracciata dalla Parola di Dio, da lui interrogata nella triplice  apertura del Vangelo all’inizio della sua conversione, mentre la croce che sorregge con la destra indica il culmine della sua adesione al messaggio e alla vita di Cristo.
Di stupenda mitezza è la maestà del Cristo morto, ma posto ritto a mezzo busto sullo sfondo della croce che compare, purtroppo, in buona parte assassinato anche come affresco, sulla parete anteriore  della cassa dell’altare, quale eloquentissimo annuncio,
prezzo e  dono della misericordia di Dio per la salvezza degli uomini, rinnovata nella celebrazione eucaristica.
Dalle due teorie di Santi e Sante che si affiancano sulle pareti laterali  solo quella sulla parete sud-ovest è leggibile, l’altra è del tutto corrosa dall’umidità e dall’intervento per l’apertura della porta a nord-est.
Un tempo sopra ogni figura era leggibile il nome del santo e forse in un nastro, che faceva da cornice inferiore era scritto nome del pittore e del committente.
 Tinteggiature posteriori  hanno coperto questi nastri decorativi, ridimensionando gli affreschi e coprendo le decorazioni della parte centrale della volta.
Da frammenti di scritte e da oggetti simbolici, le figure della parete sud-ovest in genere vengono riconosciute, a partire dall’altare, come S. Anna, in abiti dimessi quasi vedovili, con libro e secchiello in mano; S. Maria Maddalena con stupendo abito damascato da cortigiana, con un prezioso vaso di profumo tra le mani; S. Chiara  vestita modestamente nell’ampio mantello di panno grezzo, raccolto con la mano sinistra, mentre la destra sorregge un libro; S. Caterina d’Alessandria, con abito lussuoso, ampio mantello e diadema prezioso sul capo, ma tutta assorta nel libro aperto che sorregge con la sinistra; S. Paolo, dallo sguardo severo e deciso con una fluentissima e candida barba da padre del deserto, rivestito di mantello da viaggio con un rotolo nella sinistra e la destra appoggiata sull’elsa della spada; infine S. Defendente con un abito e bastone simile a un pastore, o forse a un pellegrino con un atteggiamento tranquillo e rassicurante.
Oltre alla data “1530”  leggibile dietro S. Giovanni della parete di fondo e lo scudo gentilizio, interpretato da Mario Perotti come appartenente al Casato Saluzzese dei “Della Rossa” e l’attribuzione avanzata pure del Perotti che propone come pittore  di questo ciclo, il fossanese Guglielmo Fuseri, seguace di Defendente Ferrari, che in quel periodo era nelle zone di Boves, bisognerebbe leggere analiticamente altri elementi, quali i due simboli decorativi posti sullo stipite tra le due trabeazioni inferiori laterali e quella superiore centrale della grande partitura architettonica di fondo: l’uno, quello della nostra destra, è una rosa gialla pienamente sbocciata, l’altro, quello alla nostra sinistra, parrebbe un ricamo con arabesco di una lettera, forse la E o la S.
 
* * * * * * *
 
 
LA CAPPELLA DI SAN FRANCESCO
 
(Ricerca di Servetto Nadia - 1988)
 
A  poco più di 200 metri dal Santuario della Madonna dei Boschi, in direzione di Boves, in mezzo ai campi, calma e pensosa, sorge la cappella di San Francesco; una costruzione piccola, bassa rozza, ma splendidamente affrescata all’interno.
La chiesetta di S. Francesco è forse la più bella cappella che vi è nel territorio di Boves; merita una visita attenta da parte di tutti coloro che amano le cose belle, anche
Non è conosciuto né l’anno, né chi si accinse alla costruzione di questa cappella campestre. La volta a botte e l’interramento del suo pavimento originario di almeno 50 cm.fanno presumere come epoca più probabile della sua costruzione il secolo -XIII-XIV.
Non pare che di questa cappella siano legate manifestazioni folkloristiche religiose e tradizionali di origine antica . Non risulta forse un termine di processioni rogazionali. L’essere stata costruita a fianco di una via antica, ora  declassata , consente di ipotizzare una sua funzione sociale diversa da quella più limitativa di semplice oratorio campestre ad uso dell’ordine che volle la realizzazione su terreni di sua proprietà.
All’esterno la cappella sembra grande, ma in realtà non lo è.
La pianta è rettangolare lunga circa cinque metri con una volta a botte e preceduta da un piccolo portico della profondità di 2 metri (lunghezza totale  sette metri)
La cappella è costruita da 2 parti:  il vano chiuso della cappella vera e propria e quello aperto del giorno ,segnanti distintamente anche dai due  livelli  di tetto, essendo quello del portico leggermente più alto perché impostato sopra il tetto della cappellina.
Seduti sul muretto del porticato si può osservare il tetto d’ardesia, su orditura lignea non antica, sostenuto da travi orizzontali e verticali. La parte coprente il porticato sovrasta quella coprente l’aula,
Una lunetta chiusa da una grata di ferro fa filtrare la luce all’interno della chiesetta. L’entrata è posta sul lato destro, Gli accessi sia al porticato che alla cappella sono laterali e non frontali. E’ l’unico caso esistente in diocesi di Cuneo di Cappella campestre con portico,in cui non ci sia accesso all’interno della cappella dal portico stesso.. Infatti su questo lato, come appena detto, è stato aperto un grande finestrone semicircolare protetto da robusta e antica inferriata.
Una grande curiosità è la posizione della croce in ferro battuto che  segna  l’edificio, innalzandosi sul colmo  del tetto: essa non è posta sul fronte del portico, ma sul suo apice verso la cappella venendosi a trovare al centro dell’edificio
L’aspetto esterno della cappella è stato modificato in epoca imprecisata, identificabile nel secolo XVIII , con il tamponamento della facciata sud e la creazione del lunettone chiuso con grata metallica.
 
L’INTERNO
 
Aula della cappella ha volte a botte, bassa, quasi una cripta. Il pavimento è a quadrelle, ma non originale le sue condizioni sono discrete. Ma non corrispondono al programma di ripristino della cappella ad uso di bene culturale (la pavimentazione del portico è  invece in mattoni posti di coltello) la pavimentazione è in corso. L’aula è rinforzata da quattro pilastri angolari in pietrame e mattoni (il portico ha invece in testata due pilastri similari sui quali poggia una capriata lignea avente funzione di sostegno della copertura di questo ambiente aperto).
Le pareti sia pur sgretolate dall’umidità sono ricoperte da magnifici affreschi.
La decorazione risale al decennio 1530-40. La data in parte illeggibile si trova dipinta sulla parete absidale sotto uno scudo gentilizio della famiglia della Rosa. Un secondo scudo identico si trova sul lato opposto della rosa, ma senza iscrizioni o date. L’artista  che ha lasciato questa testimonianza d’arte non è ancora stato identificato con sicurezza, ma deve essere ricercato fra i  discepoli di Defendente Ferrari. Il nome che ha maggior probablità di aderenza il vero è quello di Gugliemo Fusen, fossanese attivo in Cuneo nel 1533.
Nella parete di destra vi sono figure di santi di prospetto, stanti, inquadrate in scomparti  rettangolari e contraddistinte inoltre dal nome in latino la parte inferiore della figura è generalmente ricoperta da scialbature e riprese recenti di colore; quella superiore sopra le aureole è pure ricoperta da coloriture successive. Non in tutti i casi è leggibile il nome del personaggio.
 
I SANTI
Parete di destra 
Figura A S. ANTONIO ABATE – Figura di monaco barbuto con radi capelli bianchi,viso d’ascera in cui emergono gli occhi vivacissimi, aspetto grave e pensoso. Porta un mantello (nero) scuro con corolla e impugna una gruccia abbaziale con la mano destra che fuoriesce dalle pieghe del manto.
Figura B S. CATERINA D’ALESSANDRIA. –Giovane figura di donna  abbigliata in sontuosa veste damascata di nero e d’oro sulla quale è soprammesso un manto azzurro orlato d’ermellino , ritratta nell’atteggiamento di leggere un libro.
Figura C S. ANNA Figura di anziana vestita di mantello nero, la testa ricoperta da un seggiolo bianco. Ha nella destra un libro chiuso.
Figura D S. MARIA Maddalena  - Giovane donna; con due mani tiene una pisside dorata di linnee rinascimentali contro il petto veste un lussuoso abito damascato.
Parete di sinistra
Mentre gli affreschi posti sulla parete di destra sono abbastanza ben conservati, eccettuato san Defendente (figura quasi senile con capelli e barba grigi), quelli sulla parete di sinistra sono spariti , erosi dall’umidità e forse cancellati da chi non ne ha capito il valore. Vi sono solo più pareti ornamentali che riprendono e copiano i broccan di s. Caterina e S, Chiara.
Parete dell’abside
Sotto un arco a tre fornici di linee rinascimentali stanno una madonna con figlio ed i SANTI Francesco (alla sinistra dell’0sservatore) e S. Giovanni evangelista a destra). Fra  i fornici laterali e la trabeazione sono inclusi due piccoli tondi nei quali è rappresentata l’annunciazione angelica.
Nel tondo di sinistra  compare l’angelo in ginocchio molto alla Vergine intenta alle orazioni quotidiane.
In quello di destra la Madonna presso l’inginocchiatoio  sul cui piano è un libro aperto.
 
Tratto da:“Boves voci immagini di una comunità”-  Testimonianza di edifici religiosi nel bovesano  a cura del Prof. Mario Martini

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